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10 domande. Risponde: Dott. Vet. Francesco Ciribè

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Prosegue la serie di interviste ai maggiori Allevatori Italiani, Handler, Veterinari, ed esperti del settore, non solo di cani di razza bulldog inglese, per comprendere cosa determini un allevamento di eccellenza, quali siano le falle legislative che determinano il proliferare di cagnari e truffatori, come sensibilizzare i possibili futuri acquirenti in modo che si rivolgano solo ed esclusivamente per l’acquisto ad allevamenti di sicura eccellenza e serietà. Risponde Dott.Vet: Francesco Ciribé Allevamento Mastini Del Goya

Francesco Ciribè, Medico Veterinario,Vice Presidente S.I.A.D.B.Dott. Vet. DVM Direttore Sanitario Laureato a pieni voti presso L’Università degli Studi di Bologna,con tesi sperimentale sul Dogue de Bordeaux. Si occupa di medicina interna con particolare interesse per l’ambito riproduttivo ed endocrinologico. Socio SCIVAC dal 2003 è consigliere regionale della stessa Società. Socio EVSSAR (European Society for small animal reproduction) Relatore in giornate e congressi per veterinari in Italia sul tema della riproduzione canina e della neonatologia veterinaria. Attualmente impegnato nel percorso ESVPS ,corso riconosciuto e accreditato dall’European School of Veterinary Postgraduate Studies per il riconoscimento del GPCert (SAM). Allevatore di Dogue de Bordeaux da oltre venti anni con l’affisso “Dei Mastini del Goya” fondatore della SIADB (Società Italiana Amatori dogue de Bordeaux) di cui è anche responsabile del settore veterinario. Esperto In Riproduzione dei Piccoli Animali. Esperto in Metodologie di Inseminazione con seme congelato.   Con l’allevamento “Dei Mastini del Goya”, si dedica da sempre ad una selezione mirata ad avere soggetti sani “mobili” e funzionali, ha allevato soggetti che si sono distinti sia livello nazionale che internazionale.

ALLEVAMENTO RIC ENCI
Via Misericordia, 35 – 63023 – Fermo – FM
+39 328 7575958
cirib_vet@yahoo.it
www.mastinidelgoya.it

 

10 Domande: Risponde Dott. Vet. Francesco Ciribè

Conoscenze nuove metodiche e accresciuta consapevolezza: cosa determina l’evoluzione dell’allevamento cinofilo, nello specifico della nostra razza? L’allevamento è un mix di arte e scienza insieme. La giusta fusione delle due facce della stessa medaglia permette il successo o il fallimento. Conoscere, prendere coscienza, confrontarsi, ritornare sui propri passi (se si è sbagliato), riprovare e studiare sono alla base di tutto. Specie in razze in cui perdere il tipo è cosi facile.

La differenza tra amatoriale e professionale è solo una questione di numeri? O anche di qualità? A numeri elevati corrisponde maggiore selezione? Dove sono le criticità in questa equazione?L’aggettivo amatoriale è spesso collegato ad attività ludiche, mentre si da a professionale un peso qualitativo spesso inadeguato. Nessun allevamento “professionale” può travalicare la passione e l’amore per una razza. Per il suo tipo più vero e profondo. Allo stesso modo è vero che i grandi numeri permettono una maggiore produzione e possibilità di espressione genetica di un certo stallone con numerose femmine. Innegabilmente l’algoritmo si regge su un giusto equilibrio che porti a poter esprimere il potenziale riproduttivo di certi soggetti su più femmine, ma tenga sempre in considerazione la cura nell’osservarne i risultati come avverrebbe in un allevamento “amatoriale”.

Dov’è è la falla nella informazione per cui prezzo =cane sano. Cosa non si comprende quando si parla di costo allevatoriale? E cosa dovrebbe determinare la scelta dell’allevamento? La mancata trasparenza di costi, impegno e lavoro che sta dietro ad una cucciolata selezionata. Se riuscissimo a trasmettere e far capire molti clienti capirebbero se davvero vogliono pagare quella cifra, che riterrebbero giusta, per un cane. E di nuovo effettueremmo selezione. Tuttavia davvero dovremmo inizare a dare un prodotto seriamente di qualità. Solo allora avemo ( elo dico per esperienza) la presunzione di chiedere una cifra importante per i nostri soggetti. Se siamo i primi a sapere che il lavoro è fatto male o fatto per buttare fumo negli occhi, saremo sempre i primi a mercanteggiare ed abbassare la cifra. Se al contrario siamo certi della nostra selezione onesta in termini di salute, morfologia e genetica….allora sapremo resistere alle sirene del gioco a ribasso dei prezzi ed avremo una clientela di qualità…per i nostri prodotti…di qualità!

L’evoluzione dell’allevamento va verso l eliminazione dell’ipertipo il mercato ha recepito questo trend o chiede ancora quel tipo di cane? Come agisce l’allevatore rispetto a questa incongruenza? L’ipertipo è il tipo del neofita. E del canaro. Il bulldog ha le pieghe? Molte pieghe..molto più bulldog!! L’alano è alto? Il soggetto più alto nel ring è il più alano di tutti… è uno stupido sillogismo ma funzione,ahimè.

Ho personalmente sentito un canaro che si spaccia per allevatore di dogue dire: “ a me questo cane fa schifo,ma quando vengono a vedere i cuccioli dico che sono figli sui e tutti li prendono perché è grosso e rugoso”. Ecco cosa penso dell’ipertipo..è una deriva pericolosa dalla quale guardarsi bene.

I controlli genetici servono alla selezione o garantiscono il cliente?  Quali tecniche strettamente selettive sono oggi considerate obsolete Quanto incide nella decisione di mettere in riproduzione un soggetto la sua morfologia rispetto ad altre caratteristiche quali carattere e salute?  Entrambe le cose. Anzi di più. Garantiscono il cliente che acquista, garantiscono il cane da una vita di malesseri e dolori, consentono una vita lunga al soggetto e , ultimo ma non per ultimo, l’allevatore, perché gli avvocati sono sempre più numerosi e con meno lavoro. Se si lavora con soggetti UFFICIALMENTE esenti da patologie…si lavora nella sicurezza di aver fatto il massimo al fine di evitare che l’acquirente si trovi a sostenere spese ulteriori e che l’animale sia sano e possa condurre una bella vita. Quindi siamo meno attaccabili in una possibile azione legale. L’esenzione da patologie congenite aiuta e garantisce tutti.

Quali tecniche strettamente selettive sono oggi considerate obsolete? Quanto incide nella decisione di mettere in riproduzione un soggetto la sua morfologia rispetto ad altre caratteristiche quali carattere e salute? L’idea moderna che dovremmo avere è quella del soggetto nel suo insieme. Un cane è un soggetto con fenotipo e genotipo e corredo di patologie genetiche. La selezione moderna deve tendere ad una crescita sincrona delle tre parti in campo. Non possiamo più affidarci alla morfologia pura ed ad accoppiamenti per compensazione fenotipica, allo stesso modo il “giochino” di selezionare per pedigree senza riscontri morfologici (ricordiamoci che un pedigree è un pezzo di carta pergamena che ha un valore SE e SOLO SE descrive il soggetto a cui appartiene… altrimenti è buona ad altri scopi!), dicevamo questo giochino ha fatto più danni di Carlo in Francia. Alla stessa maniera ignorare una tara genetica significa invalidare un lavoro selettivo in maniera marchiana e volgare. Portare avanti le tre componenti di lavoro insieme e seriamente è un approccio nuovo e indispensabile. Il carattere poi necessita di un discorso ulteriore… Oggi il carattere originale di quasi tutte le razze è stato violentato ad un livello unico del cane allegro e gioviale. Buono per tutte le esigenze e stagioni. Un tempo i cani erano diversi. Ora conta la morfologia… ma nello stesso ring Bobtail e Pastore del Caucaso hanno o stesso carattere. Vedo giudici squalificare Mastini o Corsi o Molossoidi perché un maschio dimostra atteggiamento dominate ed aggressivo. Io squalificherei quello che dorme in piedi… quello che non reagisce, ma di un Molosso senza carattere che ne facciamo? Di un pastore che ha paura delle pecore… di un Setter che corre tra i prati e se ne frega di starne e cotunici… di un Whippet da divano…che ne faccio? Lo porto in expo… ok… ma non era quello il motivo per cui siamo arrivati fin qua. Non perdiamo il carattere… o perderemo il cane.

La normativa non tutela l’allevatore serio? Quali le falle normative che permettono ai cagnari di proliferare. Le nuove tecnologie permetterebbero di ridurre le truffe, per es. il deposito obbligatorio del DNA per tutti . Quali soluzioni? La prima domanda è: davvero gli allevatori vogliono distinguersi dai cagnari? Non voglio fare provocazioni, ma siamo sicuri che questi cagnari non siano proprio quelli a cui certi allevatori “seri” rifilano o hanno rifilato i loro capolavori non riusciti? Poi i cagnari fanno le tessere ai club di razza come gli allevatori seri una tessera ad una… e spesso proprio per il maggior “giro” di clienti portano molte tessere, Ho calcolato che se un importatore di cuccioli dell’est ricaricasse 15 euro di tessera in più su ogni cucciolo smerciato a 4 soldi e ci facesse la tessera di un club (da quello del pastore tedesco a quello del segugio del bernese) avrebbe i numeri per diventare presidente in 1 anno. Quindi le armi debbono essere prima di tutto volute, (e vi assicuro che spesso non lo sono) poi si può discutere. A mio avviso una confirmation seria (alla francese) per avere il pedigree del cane ai 12 mesi sarebbe una eccellente maniera per stoppare certi giri. Ma ripeto… siamo sicuri che gli organi ufficiali (non parlo di un certo club o un altro…in generale) siano disposti a perdere tessere e potere per una selezione vera ed onesta?

Quanto la sinergia con i Veterinari determina il successo  allevatoriale?  

L’allevatore è, spesso, la bestia nera dei veterinari. Non abbiamo una lingua comune, non sappiamo accettare le peculiarità delle proprie professionalità e dobbiamo imparare a rispettarci reciprocamente. Nella mia clinica il know how dell’allevatore viene apprezzato ed aiutato, e spesso ci sprona a migliorare. Ma i veterinari siamo noi e dobbiamo saper dire cosa fare e cosa non fare ed avere la capacità di non piegarci mai alle richieste di cagnari e sedicenti allevatori. E’ indubbio che un vet preparato e “mobile sulle gambe” che capisca le esigenze di un allevamento è alla basa di un successo dell’allevamento e della sua clinica. Nel rispetto reciproco dei propri ruoli e delle proprie professionalità, non mi stancherò mai di dirl

 

D.C

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