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Quella volta che… Tequila boom boom. Luana Martinini

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Mi fa piacere partecipare, fuori concorso, a questo contest per ricordare una simpaticissima bulla, la grande Tequila. Nata dal mio primissimo accoppiamento, ceduta ad un ragazzo Ligure, ritornata da me perchè il ragazzo per motivi personali non poteva più prendersene cura.

Tequila aveva un carattere molto riservato, timido, anzi direi proprio
chiuso.

  1. Una volta ritornata a casa nostra (casa che nel periodo in cui lei era vissuta in Liguria era cambiata, dato che avevamo traslocato nella nostra attuale abitazione, mentre lei era nata nella nostra precedente villetta) è stata un mese o più a dormire ininterrottamente sulla poltrona. Scendeva solo per mangiare e bere, sporcava, e tornava a dormire. Non aveva con noi nessunissimo contatto. Fingeva anche di dormire per non interagire. Con molta pazienza, pian piano, ho cominciato a sedermi nella poltrona con lei, senza disturbarla. Le  facevo sentire la mia presenza e l’abituavo  al mio odore. Poi un timido
    contatto, la mano si avvicinava e languiva in un punto qualsiasi del suo corpo. Poi la mano si scioglieva in una carezza ed allora cominciavano i
    “masticotti” di godimento. A quel punto avevamo un inizio di rapporto
    🙂

Così, lentamente la mitica Tequi ha preso fiducia in me, sono diventata la sua ” base sicura” ed abbiamo cominciato a divertirci insieme. Una volta rotto il ghiaccio si dimostrò una cagnina molto obbediente, non testarda, affettuosa ed educata. Veniva con me ovunque (a quei tempi avevo pochissimi cani) , anche senza guinzaglio nelle strade trafficate stava al piede senza perdere un passo…insomma, non sembrava neanche un bulldog. La nostra storia d’amore è cresciuta nel tempo e col tempo abbiamo imparato a conoscerci. In qualche occasione mi ero accorta che aveva un impulso molto forte per gli oggetti che facevano rumore o che rotolavano. Ho imparato, mio malgrado, che impazziva per le palline, i palloni e tutto ciò che rotolava quando un giorno in spiaggia ne bucò in tre secondi uno ad un bambino e due a dei ragazzi che giocavano a calcio. All’inizio pensavo che fosse solo una pulsione, una volontà di giocare poco controllata; con l’esperienza
invece ho capito che era una vera e propria ” malattia”; lei si trasformava da cagnina educata ed obbediente in una bestia selvatica e selvaggia, che non rispondeva più a nessun richiamo.

A parte questo, lei era la bulla perfetta. Bastava non farla cadere in tentazione !!!

Arrivò l’estate; io a quei tempi lavoravo nell’albergo di famiglia e mi occupavo del salvataggio in piscina. In quanto figlia dei titolari, avevo il privilegio di poterla portare con me al lavoro.

Lei era stupenda; si metteva sotto la mia sedia, sotto l’ombrellone, e sonnecchiava tutto il giorno. Anche quando andavo in acqua, non si  muoveva da li… anche se teneva tutto sotto controllo.

Un giorno… uno sfortunatissimo giorno 🙂 mentre un bambino giocava in
acqua, il padre gli tirò il pallone.

LAAAA  FIIIINEEEEE!!!

In un nanosecondo, con una velocità che non è possibile immaginare la Tequi si tuffo’ in acqua… ed ovviamente sprofondò. Il tempo di realizzare cosa stesse accadendo e di svegliarmi dallo shock sento il bambino strillare; la Tequi era risalita ed aveva nuotato verso di lui…e gli aveva bucato il pallone.

Questa storia finì col divieto assoluto da parte dei miei di portarla ancora al lavoro!!!

Mitica Tequi!


 

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