Proseguono le nostre Interviste per comprendere cosa determini un allevamento di eccellenza e qualità e come arginare il proliferare di cucciolate incontrollate e cagnari. Risponde oggi la Signora Lucia Trotta dell’Allevamento Luvipride.
Possiedo Bulldog Inglesi dal 1993, ho allevato tantissimi campioni e ad oggi penso di detenere il record di campioni sociali allevati o di mia proprietà: 4 titoli di Campioni Sociali assoluti e 2 Riserve di Campioni Sociali.
Ho conseguito 13 Campioni Italiani ed Innumerevoli Campioni all’estero.
Ho allevato tra gli altri Luvipride You Are The Boss, che è diventato di proprietà dell’esperto Giudice ed Allevatore di Bulldog Inglesi Avi Mallach in Israele e Luvipride Zeppeling For Malcom, diventato Campione con la sua Proprietaria esperta Giudice Svedese Karin O’ Gre
Sono Segretaria del Circolo Italiano Bulldog.
Mi occupo personalmente dei miei Bulldog e sopratutto della crescita delle cucciolate:
La prima volta che vidi un Bulldog fu molti anni fa e rimasi stupita, estasiata e sorpresa da questo faccione che veniva definito “cane”, ma in nulla somigliava ai cani fino ad allora visti. Camminava con il suo passo allegro ma flemmatico e dava l’impressione di essere un lottatore di sumo. Ma nonostante il muso un po’ arcigno, aveva un’espressione dolcissima. Non conosce l’eleganza nei movimenti, né nell’aspetto, ma ha un fascino unico. E’ un cane che non ha vie di mezzo: o lo si ama o non piace. Vi posso però assicurare che tutti coloro che lo hanno come amico, mai lo sostituirebbero con un altro cane. Per me fu amore a prima vista. Era così diverso da tutti gli altri cani ed aveva un carattere unico: allegro, pigro, testardo. A torto spesso lo si considera stupido. Io non credo che lo sia: penso sia intelligente ma non servile; impara tutto molto velocemente, ma non è detto che tutte le volte obbedirà ad un nostro comando. Ci penserà un attimo e se necessario, risponderà al nostro ordine, altrimenti non si sposterà di un millimetro. All.to Luvipride Lucia Trotta
Mail to luvipride@libero.it cell 3498548099
10 Domande risponde Lucia Trotta
La differenza tra amatoriale e professionale è solo una questione di numeri? O anche di qualità? A numeri elevati corrisponde maggiore selezione? Dove sono le criticità in questa equazione?
Non penso che la differenza tra allevamento amatoriale e professionale sia solo una questioni di numeri,anche perche tanti allevamenti che si definiscono amatoriali producono annualmente tanti cuccioli,invece l’allevatore amatoriale dovrebbe SPORADICAMENTE fare cucciolate.
Molto spesso, i neofiti pensano che l’allevatore amatoriale, ami i proprio cani più di un allevatore professionale, ovviamente per allevatore professionale intendo coloro che allevano una sola razza od al massimo due e non hanno centinaia di femmine, e questa molto spesso non corrisponde alla realtà. L’allevatore professionale ha maggior regole a cui attenersi, permessi ASL, tasse, etc etc
Negli ultimi anni ho notato che molti, troppi sono diventati allevatore e che dall’oggi al domani hanno decine di femmine che producono cuccioli, ecco in questo caso non credo che ci sia nessuna selezione .
La qualità come selezione e ricerca paga? Vista la richiesta al risparmio del cliente poco informato?
Dovrebbe ripagare visto che adesso c’è molta informazione, ma temo che non sia cosi, perché nel 2018 si legge che vengono richiesti cuccioli senza pedigree, e la domanda mi sorge spontanea? Perché? Se un pedigree costa solo trenta euro ed un allevatore serio fa il pedigree ad ogni suo cucciolo.
Come si garantisce in termini fattivi questa qualità?
La qualita’ si cerca di garantire, usando in riproduzioni soggetti sani.
Dov’è è la falla nella informazione per cui prezzo =cane sano? Cosa non si comprende quando si parla di costo allevatoriale? E cosa dovrebbe determinare la scelta dell’allevamento?
Noi alleviamo una razza davvero particolare, si inizia a spendere il giorno stesso che si decide di accoppiare:
ECOCARDIO, DNA,TEST HUU, progesterone, cesareo e la lista diventerebbe infinita
senza mettere nei costi le infinite notti insonni. La scelta dell’allevamento andrebbe fatto dopo attenta selezione, l’allevatore che da più fiducia, che sarà sempre disponibile con i clienti, che seguirà la crescita del Bulldog anche quando sarà ceduto, dalle certificazioni e garanzie che da nel momento della cessione.
L’evoluzione dell’allevamento va verso l’eliminazione dell’ipertipo, il mercato ha recepito questo trend o chiede ancora quel tipo di cane? Come agisce l’allevatore rispetto a questa incongruenza?
In questo momento il cliente chiede in cucciolo sano sicuramente in tipo, ma non eccessivo, non vi è quasi più ricordo di quei bulldog che anche da fermi respiravano male
I controlli genetici servono alla selezione o garantiscono il cliente?
ASSOLUTAMENTE SI! Entrambe le cose.
La normativa non tutela l’allevatore serio? Quali le falle normative che permettono ai cagnari di proliferare? Le nuove tecnologie permetterebbero di ridurre le truffe, per es. il deposito obbligatorio del DNA per tutti . Quali soluzioni?
Viviamo in un paese che… fatta la legge trovato l’inganno. La legge, se messa in pratica tutela l’allevatore serio, ma poi ci sono “i furbi”che l’aggirano, personalmente obbligherei a depositare il DNA sia per i maschi che per le femmine e ogni tanto fare controlli random sulle cucciolate, verificando la parentela, so che l’ ENCI questo già lo fa, si dovrebbe intensificare. Sarebbe un ottimo deterrente, ma credo che in questo momento storico non siano gli importatori, il principale problema, sono i tanti che, come ho già detto, in pochi mesi prendono decine di femmine ed iniziano a far cuccioli .
Quanto la sinergia con i Veterinari determina il successo allevatoriale?
E’ fondamentale avere dei veterinari con cui “portare avanti il programma allevatoriale”