Tra galli, polli e galline c’è più di una semplice differenza di nome. Tutti appartengono alla stessa specie, il Gallus gallus domesticus, ma ognuno svolge un ruolo distinto nella vita quotidiana e negli allevamenti. Il gallo è il maschio adulto, utilizzato prevalentemente per la riproduzione a partire dai 10 mesi. Il pollo indica un giovane uccello, maschio o femmina, destinato all’ingrasso e alla macellazione per la carne. Infine, la gallina è la femmina che ha superato l’anno di vita e viene allevata principalmente per la produzione delle uova.
Da secoli le galline convivono con l’uomo come animali domestici, ma sono molto più di semplici produttori di cibo. Sono creature intelligenti e sociali, capaci di comunicare attraverso una varietà di versi specifici e di instaurare legami nel loro gruppo. In natura, vivrebbero in piccoli branchi di 7-8 esemplari, cooperando nelle attività quotidiane come la ricerca del cibo, il riparo notturno tra gli alberi e i bagni di polvere per eliminare parassiti, azioni che servono anche per mantenere le loro unghie in ordine.
Un aspetto spesso sottovalutato è il loro apparente bisogno di organizzazione sociale e stimoli continui. Secondo studi condotti da Zang Huating, zoologa cinese, le galline sono in grado di apprendere e riconoscere segnali, sviluppando capacità cognitive non banali. È curioso come questi animali stiano a poco a poco colonizzando anche ambienti urbani, scalando la classifica degli animali da compagnia e superando roditori e volatili comuni nei giardini domestici.
La gallina come animale da compagnia
Allevare galline in casa o in piccoli spazi urbani non è più una stranezza riservata a chi ha un orto o un piccolo podere. Oggi le galline sono apprezzate anche come animali domestici veri e propri. Chi sceglie una gallina come pet scopre presto che questi uccelli, se abituati al contatto umano fin da pulcini, possono sviluppare un legame affettivo solido con il loro proprietario. Cercano le coccole, amano il contatto e sanno comunicare necessità e stati d’animo con una serie di vocalizzi e movimenti riconoscibili nel tempo.

In appartamento o sul terrazzo, la loro gestione richiede alcune accortezze: si possono insegnare abitudini, come l’uso di una piccola toilette improvvisata con sabbia di fiume o lettiera per gatti, e predisporre spazi con giochi e posatoi. In diversi contesti italiani, è ormai normale vedere galline pet che partecipano alla vita familiare, mangiando a tavola educatamente o addirittura facendo passeggiate al guinzaglio. Questi dettagli mostrano come le galline possano integrarsi nell’ambiente domestico con comportamenti simili a quelli di cani o gatti.
Un fenomeno che in molti notano solo vivendo in città è la crescente attenzione verso animali meno convenzionali, che offrono compagnia senza richiedere le stesse cure di un cane. Allo stesso tempo, crescono le domande su come garantire un benessere reale a questi animali anche in contesti urbani, poiché la loro intelligenza e sensibilità vanno necessariamente tutelate.
Le condizioni negli allevamenti intensivi
Dietro l’immagine di animale domestico e affine all’uomo, la gallina è anche il soggetto più sfruttato nell’industria zootecnica globale. La sua vita naturale si può estendere fino a 11 anni, ma negli allevamenti intensivi si riduce drasticamente: i pulcini maschi vengono eliminati in pochi giorni perché considerati inutili, i polli da carne sono macellati in pochi mesi, mentre le galline ovaiole sopportano confinamenti che durano poco più di un anno.
In Italia, gran parte delle 48 milioni di galline allevate vive rinchiusa in gabbie sovrapposte dentro capannoni privi di luce naturale. Passano la loro esistenza su reti metalliche che impediscono anche un semplice appoggio delle zampe, provocando spesso ferite e deformazioni. È un ambiente dove gli stimoli naturali come il sole, il terreno e i bagni di polvere sono negati. Questo provoca stress continuo, malattie frequenti e alti tassi di mortalità.
Indagini recenti hanno documentato la presenza di condizioni igieniche molto precarie, con topi vivi tra le gabbie, carcasse in decomposizione e infestazioni massicce di acari rossi, parassiti noti per tormentare intensamente gli animali a costo di grave sofferenza. Per contenere il cannibalismo e la perdita di penne dovuti alla promiscuità forzata e al forte stress, nelle prime fasi di vita i pulcini subiscono spesso il debeccaggio con lame roventi, una pratica dolorosa e traumatica.
L’illuminazione artificiale è mantenuta accesa incessantemente per spingere le galline a nutrirsi senza interruzioni, condizione che causa deformazioni agli arti e cresce il rischio di malattie. Quando il loro rendimento produttivo cala, spesso già a 15-16 mesi, vengono inviate al macello per carne di qualità inferiore. Da animali intelligenti e legati all’uomo passano così a un’esistenza dolorosa, confinata a un ciclo produttivo privo di dignità ma imposto dal sistema.
Un dettaglio che sfugge a chi non conosce queste dinamiche è come l’immagine pubblica delle galline spesso non corrisponda al loro vero stato nelle industrie zootecniche, dove la loro vita quotidiana è segnata da una sofferenza sistemica e da ritmi innaturali. La sensibilità crescente verso gli animali infatti spinge molte persone a riflettere sulle contraddizioni tra amore per la natura e consumo inconsapevole.
