Viaggiare con animali domestici all’estero: guida completa a permessi e documenti necessari

Viaggiare con animali domestici all’estero: guida completa a permessi e documenti necessari

Matteo Casini

Dicembre 8, 2025

Quante volte è capitato di dover organizzare un viaggio e chiedersi se il proprio cane o gatto possa effettivamente viaggiare senza intoppi? La burocrazia legata al trasporto degli animali da compagnia attraversa confini e normative che spesso confondono chi vuole portare il proprio pet con sé. Spesso sono proprio i documenti necessari a rappresentare l’ostacolo principale per chi vuole uscire dall’Europa insieme al proprio animale. Il fatto è che non esiste una regola valida ovunque: i requisiti cambiano a seconda del Paese di destinazione e coinvolgono aspetti sanitari, identificativi e di sicurezza sui quali non è possibile improvvisare. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio l’importanza di informarsi in anticipo e con precisione, contattando le autorità competenti prima di partire. In particolare, quando si tratta di viaggiare con un animale al di fuori dell’Unione Europea, le regole si complicano e si moltiplicano i documenti richiesti, senza dimenticare che in alcuni Paesi possono essere ancora previsti periodi di quarantena.

Informarsi prima del viaggio: cosa serve sapere

Chi decide di partire con il proprio animale domestico verso un Paese non appartenente all’UE deve necessariamente fare i conti con una serie di requisiti specifici. Contattare l’ambasciata o il consolato del Paese di destinazione è il primo passo consigliato, così come rivolgersi al Servizio Veterinario di Sanità Animale del proprio territorio per conoscere le normative sanitarie in vigore. Non si tratta solo di ottenere il permesso di viaggio: alcuni Stati in effetti prevedono ancora una quarantena obbligatoria per animali in ingresso. L’assenza di questa informazione può trasformare una vacanza in un problema serio e costoso. Per uscire dall’Italia con il proprio pet è generalmente necessario un Certificato di espatrio, rilasciato da un veterinario ufficiale. Questo documento include dati imprescindibili come il numero del microchip o tatuaggio, la certificazione della vaccinazione antirabbica valida e un certificato di buona salute che deve riportare eventuali esami clinici richiesti dal Paese di destinazione.

Viaggiare con animali domestici all’estero: guida completa a permessi e documenti necessari
Viaggiare con animali domestici all’estero: guida completa a permessi e documenti necessari – thedailybulldog.it

Il certificato di buona salute viene generalmente rilasciato da un veterinario ufficiale dopo una visita e la verifica del microchip dell’animale, oppure da un veterinario curante poche ore prima della richiesta del certificato. Un’altra piccola ma importante verifica riguarda la tempistica: il certificato deve essere valido e aggiornato, dato che i requisiti possono prevedere scadenze precise. Infine, se il viaggio prevede anche il rientro in Italia, bisogna considerare la presenza del passaporto europeo per animali da compagnia, obbligatorio per il ritorno dall’estero.

Un aspetto che sfugge a molti è che le norme variano notevolmente in base alla destinazione e a eventuali Paesi di transito, perciò la pianificazione richiede attenzione e tempo.

Come funziona l’ingresso in Italia e le regole specifiche per i Paesi terzi

Chi torna in Italia con il proprio animale proveniente da un altro Stato membro UE o da un Paese terzo deve rispettare regole precise. Per cani, gatti e furetti, l’animale deve essere accompagnato dal proprietario o da una persona autorizzata per iscritto, e deve essere dotato di un documento identificativo valido: passaporto europeo o certificato sanitario conforme per chi arriva da Paesi extra UE. Questi documenti certificano sia l’identificazione tramite microchip o tatuaggio, sia la validità della vaccinazione antirabbica. Nel nostro Paese non sono ammesse deroghe per quanto riguarda la vaccinazione contro la rabbia: è esplicitamente vietato introdurre animali non vaccinati o quelli vaccinati da meno di 21 giorni.

Le regole si complicano quando l’animale proviene da Paesi terzi, perché questi vengono suddivisi in categorie in base al rischio di rabbia. Alcuni Paesi rispettano già standard equivalenti a quelli UE, altri hanno un rischio contenuto e richiedono specifici certificati sanitari, mentre altri ancora impongono controlli più rigorosi, come il test di titolazione degli anticorpi contro la rabbia, eseguito in laboratori autorizzati dall’Unione Europea.

Il certificato sanitario, indispensabile per gli arrivi da Stati terzi, deve essere rilasciato da un veterinario ufficiale o autorizzato e deve garantire, tra l’altro, che la vaccinazione antirabbica sia stata effettuata dopo l’identificazione dell’animale e almeno 21 giorni prima del viaggio. Nel caso l’animale provenga da Paesi con norme meno stringenti, si richiede anche la prova di un titolo anticorpale adeguato, elemento fondamentale per scongiurare il rischio di malattie infettive all’interno dei confini europei.

Una precisazione utile riguarda la validità di questi certificati: devono essere consegnati al massimo 10 giorni prima dell’ingresso nell’UE, con poche eccezioni in caso di viaggio via mare, che prevede una proroga pari alla durata del tragitto. Nonostante la complessità, esiste un punto fermo: ogni animale proveniente da Paesi terzi deve transitare da un punto d’ingresso designato per i controlli documentali e sanitari, una regola che, in questi mesi, serve a molte autorità per monitorare efficacemente gli spostamenti e garantire la salute pubblica.

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