Randagismo animale: un fenomeno più diffuso di quanto si creda in città e paesi italiani

Randagismo animale: un fenomeno più diffuso di quanto si creda in città e paesi italiani

Matteo Casini

Dicembre 13, 2025

Strade di molte città italiane mostrano una realtà difficile da ignorare: cani randagi che vagano senza controllo, simbolo di un problema che investe direttamente il rapporto tra uomo e animale. Non si tratta solo di una questione di animali abbandonati o senza casa, ma di una complessa emergenza che riflette le carenze di una gestione pubblica e privata incapace di governare una convivenza sostenibile. Un fenomeno sottovalutato da anni, che emerge anche dalle condizioni dei canili spesso sovraffollati e pensati solo come depositi temporanei più che come centri di reinserimento.

Chi vive in città lo nota ogni giorno: un randagio non è solo un animale senza padrone, ma il segnale di un sistema che non funziona. La mancata educazione del cane alla vita urbana, la scarsa informazione e il supporto insufficiente ai proprietari portano a risultati ripetitivi, fatti di abbandoni e riproduzioni incontrollate. Un dettaglio che molti sottovalutano è il ruolo chiave della socializzazione del cane, fondamentale per la sua integrazione e per evitare episodi di aggressività o comportamenti problematici che alimentano la sfiducia nelle comunità.

Il ruolo limitato dei canili e la necessità di una svolta

Il canile, da sempre considerato un luogo di sosta per i cani indesiderati o recuperati, ha subito una trasformazione incompleta. Oggi resta essenzialmente un centro di raccolta, un presidio sanitario e un rifugio temporaneo, ma non riesce a essere la risposta alle cause profonde del randagismo. Gli enti locali spesso si limitano a svolgere questa funzione senza implementare strategie differenti, mentre i servizi veterinari si concentrano sull’identificazione, la registrazione e la sterilizzazione senza un coordinamento nazionale efficace.

Randagismo animale: un fenomeno più diffuso di quanto si creda in città e paesi italiani
Randagismo animale: un fenomeno più diffuso di quanto si creda in città e paesi italiani – thedailybulldog.it

Il rischio più grande è che questa frammentazione impedisca di guardare al problema con una visione sistemica, ostacolando interventi capaci di prevenire abbandoni e promuovere un rapporto responsabile. Ecco perché molti esperti e operatori chiedono di far diventare il randagismo un’emergenza nazionale, un passo necessario per riconoscere il fallimento delle politiche finora adottate e aprire a nuove soluzioni.

Farlo significa anche trasformare i canili in strutture con pochi cani, ma con servizi rivolti a cittadini, come il training cinofilo e la terapia comportamentale, che facilitano l’adozione consapevole. Un approccio che valorizza la relazione tra uomo e animale, spostando il fulcro dalla semplice detenzione alla qualificazione della convivenza. Inoltre, serve un sistema centralizzato per l’anagrafe canina, in modo da monitorare con precisione i dati e migliorare la gestione a tutti i livelli.

Riflettere sul rapporto uomo-animale per modificare le regole

La radice del problema non si esaurisce in canili e sterilizzazioni, ma va oltre, toccando il piano dei valori e del diritto. In Italia, come in pochi altri Paesi, gli animali sono ancora considerati “cose” dal punto di vista legislativo. Questo impedisce di riconoscere pienamente il loro ruolo sociale e affettivo, creando un divario che influisce anche sulla responsabilità civile dei proprietari e sulla sensibilità della società.

Un cambiamento radicale sarebbe l’introduzione in Costituzione dei diritti degli animali, un modello già adottato da diversi Paesi europei. Oltre a migliorare la tutela, questa scelta potrebbe contribuire a consolidare una cultura di rispetto e attenzione verso tutti gli aspetti della presenza animale. Si tratta di un passo fondamentale per superare discriminazioni verso chi sceglie di condividere la vita con un cane e per sostenere politiche pubbliche più efficaci e solidaristiche.

Non è un caso che uno degli elementi di conflitto più frequenti nelle città sia legato alle relazioni con gli animali, ad esempio nelle liti condominiali. Dedicare attenzione a questa dinamica significa ridurre le tensioni sociali, prevenire abbandoni e favorire l’adozione responsabile. Lasciare soli i proprietari crea disagi e incrementa un problema che si potrebbe contenere con politiche attente.

Una società che riconosca l’importanza di una sana convivenza con gli animali domestici può contare su una riduzione significativa dei casi di randagismo e su cani più equilibrati e integrati. Così, nel tempo, si potrebbe assistere a un calo reale del numero di animali nei rifugi, con una gestione più umana e sostenibile, e un ritorno a una convivenza meno problematica anche nei contesti urbani.

×