Il momento in cui un gattino può essere portato in una nuova casa non è mai una decisione da prendere alla leggera. Non si tratta solo di un cambio di ambiente, ma di affrontare un passaggio cruciale per uno sviluppo fisico e comportamentale adeguato. La capacità del piccolo felino di adattarsi a un nuovo contesto dipende molto dall’età in cui viene separato dalla madre e dai fratelli. In Italia, come in molte altre parti del mondo, la scelta dell’età giusta si basa su evidenze scientifiche legate alle fasi di crescita che ogni gatto attraversa nei primi mesi di vita.
Negli ambienti urbani si nota spesso una certa fretta da parte di chi adotta cuccioli troppo giovani, ma questo può compromettere l’equilibrio emotivo e la salute dell’animale. Di conseguenza, capire quali siano le tappe fondamentali dello sviluppo aiuta a scegliere il momento più adatto per l’adozione, riducendo il rischio di problemi comportamentali o fisici che emergono proprio dalla separazione precoce. Un dettaglio che molti sottovalutano riguarda proprio l’importanza del legame madre-figlio nel primo periodo di vita.
Le fasi fondamentali dello sviluppo comportamentale dei gatti
Il progresso comportamentale di un gattino può essere diviso in quattro tappe principali, ognuna con un ruolo preciso nell’apprendimento e nell’adattabilità. Il primo stadio, detto periodo prenatale, ha un’attenzione crescente da parte dei ricercatori perché l’embrione, ancora in utero, sembrerebbe percepire alcune stimolazioni ambientali tramite la madre. È un aspetto che getta luce su come le esperienze prenatali possano influire anche sugli animali.

La fase neonatale, che va dalla nascita fino all’apertura degli occhi (tra 7 e 10 giorni), è dominata da una forte dipendenza dal sonno e dalla madre. In questa fase, il gattino mostra già risposte sensoriali come la capacità di reagire a luci intense, e soprattutto si instaura un legame unidirezionale con la mamma, che gli fornisce calore e nutrimento. Il sonno, che occupa quasi il 90% della giornata, è cruciale per la produzione di ormoni della crescita e per permettere un corretto sviluppo corporeo.
Segue il periodo di transizione, tra la seconda e la terza settimana di vita, quando il gattino apre gli occhi e inizia a sviluppare il riflesso uditivo. Qui avviene una svolta: il piccolo comincia a muoversi e a esplorare l’ambiente circostante, riducendo il tempo di sonno a circa il 65-70% della giornata. È durante questa fase che si stabilisce il legame reciproco con la madre, che assume un ruolo rassicurante grazie anche alla presenza dei feromoni di appagamento.
In parallelo si sviluppano capacità sociali fondamentali nel periodo di socializzazione, che va dalla seconda settimana fino al distacco definitivo dalla madre, generalmente intorno alla settima-novesima settimana. Questa fase è decisiva per l’apprendimento del controllo emotivo e della comunicazione con altri individui, umani o gatti. Un gattino che passa troppo presto da questo contesto rischia di non acquisire le competenze base per convivere serenamente, un fenomeno che in molti notano solo quando emergono problemi di comportamento.
Quando è il momento migliore per portare a casa un gattino?
Secondo esperti e norme veterinarie, il gattino dovrebbe avere almeno 8 settimane di vita prima di essere adottato. Portarlo in casa prima di questo limite significa spesso dover affrontare un monitoraggio costante per garantire uno sviluppo corretto, con interventi medici e comportamentali frequenti. Il rischio principale è che l’animale non sia ancora pronto a gestire le stimolazioni del nuovo ambiente, con conseguenze sulla sua capacità di socializzare e di sentirsi sicuro.
Un indicatore importante del buon grado di socializzazione è rappresentato dal cosiddetto test di portage: sollevando delicatamente la pelle del gattino nella zona della nuca si osserva la reazione. Un gatto ben equilibrato risponde rilassandosi, magari mettendo la coda tra le zampe posteriori. Questo momento è una sorta di “esame” che rivela la qualità della relazione con la madre e il contesto in cui è cresciuto. Dato che molto spesso dietro a una cattiva gestione iniziale ci sono gattini che hanno subito un distacco precoce, è un dettaglio che molti sottovalutano quando scelgono un cucciolo.
Alla base di un’adozione consapevole c’è l’attenzione verso la necessità del gattino di vivere in un contesto che favorisca il suo benessere psico-fisico. L’ambiente deve essere calmo e ordinato, con aree dove il gatto possa ritirarsi e riposare senza disturbi. Essendo un animale fortemente territoriale, un giusto arricchimento ambientale che offra stimoli adeguati alla sua natura è fondamentale per mantenere un equilibrio emotivo.
In molte case italiane, soprattutto in città, la mancanza di spazi adatti rende questa cura dell’ambiente complessa, ma indispensabile. Strutture come tiragraffi, nascondigli e giochi stimolano il gatto a mantenersi attivo e sereno. Il risultato è un animale più equilibrato e meno soggetto a ansie o comportamenti problematici, un aspetto che chi decide di accogliere un gattino dovrebbe avere sempre ben presente.
