Mettere un gatto di fronte a una ciotola d’acqua spesso scatena una reazione piuttosto netta: un misto di diffidenza e tentativi di scansarla, fino a non raramente una fuga repentina. Nel quotidiano domestico, anche gesti semplici come offrire una ciotola d’acqua o preparare un bagno diventano spesso momenti delicati. Il rapporto con l’acqua, nel mondo felino, è segnato da un rifiuto quasi universale, che si ripresenta ogni volta che si tenta un approccio.
Chi ha provato a lavare un gatto lo sa bene: la situazione può sfociare in una vera e propria prova di pazienza. Il bagnetto è uno stress – per il gatto e per chi ci prova –, e bisogna andarci davvero cauti. Dando un’occhiata al comportamento felino, si nota come, pur con qualche eccezione, la maggioranza degli esemplari evita il contatto diretto con l’acqua. Per questa ragione chi si occupa di pulizia spesso sceglie tecniche graduali e miti: inumidire poco per volta, evitare spruzzi, specialmente sulla testa. Insomma, una specie di abituazione paziente, mirata a ridurre l’ansia dell’animale.
Non va sottovalutata una cosa: i gatti, per loro natura, sono molto puliti. Usano un sistema tutto loro, particolarmente efficace e completamente autonomo – la pulizia via saliva. La loro lingua si occupa di mantenere il pelo perfettamente in ordine, senza bisogno di acqua o shampoo umano: ecco, questo spiega – almeno in parte – perché il bagno ‘alla nostra maniera’ venga visto come inutile e fastidioso.
Le radici del distacco: Perché il gatto evita l’acqua
Si può quasi dire che questa diffidenza verso l’acqua venga da lontano, da un passato evolutivo ben preciso. I predecessori dei gatti domestici – e, per estensione, molti grandi felini tuttora esistenti – provenivano da ambienti aridi, secchi, come le steppe e le savane africane. In quei posti, corpi d’acqua aperti erano scarsi, quindi il bisogno di bagnarsi… quasi inesistente. Ecco perché i gatti hanno imparato a mantenersi puliti con la saliva, senza mai sviluppare una certa familiarità con l’acqua.

Un’altra faccenda riguarda la conformazione del loro corpo. Le zampe dei gatti? Non sono fatte per immergersi o nuotare – a differenza di altri animali. Anche la loro dentatura e la struttura del muso parlano chiaro: si sono evoluti per una dieta e uno stile di caccia che non prevedono ambienti acquatici. Insomma, dal punto di vista fisico e comportamentale non c’è una predisposizione naturale per il nuoto o il bagnetto.
Però, stranamente, tante volte i gatti amano l’acqua fresca che scorre. Bere da un rubinetto aperto è scena classica nelle case di tanti padroni – almeno dalle mie parti, tipo nel Nord Italia. Un dettaglio curioso riguarda il cloro e le sostanze chimiche nell’acqua potabile: possono infastidire i loro sensi, spingendo a evitarla o a cercare fonti alternative. E poi i baffi… importante sottolinearlo: immergerli nell’acqua spesso dà fastidio. Ecco perché la ciotola va riempita quasi al limite, così quella parte sensibile resta asciutta.
Fra i gatti che vivono in città, questo interesse verso l’acqua corrente è abbastanza comune, anche se magari non si vede spesso nel loro comportamento quotidiano. Un dettaglio non da poco, che aiuta a capire la complessità del loro rapporto con questo elemento.
Comportamenti, accorgimenti e convivenza con l’acqua in casa
Quando si vive con un gatto, la presenza dell’acqua in casa può rappresentare un vero problema – specie se si parla di pulizia o di farlo bere regolarmente. La diffidenza verso l’acqua si può comunque alleviare con qualche accorgimento pratico, così si evita di stressare il piccolo felino. Ad esempio, niente acqua fredda o getti diretti sulla testa: meglio lasciare scorrere solo piccoli flussi da una certa distanza, così il gatto si abitua senza sentirsi sotto attacco.
Per assicurarne una buona idratazione, conviene scegliere ciotole ben piene – per evitare che i baffi tocchino il liquido, visto quanto siano sensibili. Molti, dalle parti di Milano e non solo, preferiscono fontanelle automatiche: tengono l’acqua in movimento, fresca, e questo stimola il bere in modo naturale.
Se un gatto è poco abituato o tende all’ansia, meglio evitare di forzare il contatto con l’acqua. Si può lasciare fare la pulizia naturale con la saliva o utilizzare salviettine umidificate, specifiche per animali. Negli ambienti urbani – ormai me ne sono accorto – la convivenza diventa una questione di rispetto dei tempi e dei gusti individuali: mica tutti vogliono bagnarsi.
Ultima cosa: anche il luogo dove si mette la ciotola ha il suo peso. Posizionarla in un angolo tranquillo e poco trafficato può aumentare il comfort del gatto, che così beve di più e meglio. Spesso non ci pensiamo, ma può essere una mossa vincente per migliorare la convivenza.
