Se avete un gatto in casa, probabilmente avrete notato quel curioso spettacolo: il felino che si aggira tra le piante, annusando e mordicchiando foglie senza sosta. Non si tratta soltanto di un vezzo o un gioco: quel comportamento nasconde esigenze precise, radicate nella natura stessa del gatto. In realtà, dietro a questo agire – spesso frainteso – c’è la ricerca dell’erba gatta, una pianta speciale che risponde a bisogni fisiologici ben definiti. Chi convive con questi animali sa riconoscere quell’attrazione quasi irresistibile, soprattutto in certi periodi della vita del micio.
Può sembrare uno scherzo della natura, invece la reazione al contatto con l’erba gatta misura un aspetto non banale del benessere naturale del gatto. Non si tratta semplicemente di un passatempo, ma di un modo per l’animale di prendersi cura di sé. Nessuna preoccupazione: sapere tutto ciò aiuta anzi a capire meglio come supportare la salute del vostro amico felino. Non a caso molti scelgono di tenere in casa un vaso di erba gatta, così da offrire al gatto un’occasione sicura di seguire il suo istinto.
Il ruolo dell’erba gatta nel benessere digestivo del gatto
La erba gatta, il cui nome scientifico è Nepeta cataria, fa parte della famiglia della menta, e non è solo una questione di gusto. Insomma, il gatto non la cerca solo per masticarla, ma perché la pianta aiuta davvero a mantenere in equilibrio il suo apparato digerente. Ad esempio, favorisce la pulizia dello stomaco e facilita l’espulsione dei boli di pelo – quei fastidiosi agglomerati che i gatti rigurgitano di tanto in tanto soprattutto durante il cambio del manto.

In campagna come in città, di solito questo comportamento cresce proprio nel periodo in cui il pelo cade più abbondantemente. Che ci sia una ragione? Certo: masticare l’erba gatta aiuta a liberare lo stomaco dai residui che si accumulano, evitando problemi digestivi. È un dettaglio spesso trascurato, per chi invece tiene al rapporto tra natura e benessere del gatto – ecco il punto.
Chiarito cosa sia l’erba gatta, è bene sottolineare che non la si deve considerare un alimento vero e proprio. Più che altro è uno strumento naturale, una specie di “spazzola interna” che il gatto usa per pulirsi. A volte, può sembrare fastidiosa – e provoca perfino una certa sazietà –, ma il felino non rinuncia facilmente a questa sua abitudine. Quando però si notano cambiamenti evidenti di umore, come irritabilità o aggressività dopo il consumo, è il caso di prestare attenzione: dietro potrebbe esserci un disagio da comprendere meglio.
Perché l’erba gatta influenza il comportamento del gatto
La spiegazione? Sta in un principio chimico contenuto nella Nepeta cataria. Parliamo del nepatalactone, una sostanza che agisce sul sistema nervoso centrale del gatto quasi come un feromone. Il risultato: il piccolo felino può ritrovarsi in uno stato di relax, oppure diventare più vivace e stimolato. A seconda dei casi e dell’indole, insomma.
La durata di questo effetto cambia da gatto a gatto, di solito dura dai 5 ai 15 minuti. Dopo un po’, l’interesse per l’erba si affievolisce, per poi rispuntare qualche istante più tardi, generando quel tipico comportamento di annusare e mordere ripetutamente la pianta. Chi ha familiarità con più gatti – per esempio in una casa – sa bene di cosa sto parlando: una “dipendenza” momentanea e naturale, causata da una risposta chimica del tutto innocua.
Va detto che l’erba gatta, pur non essendo tossica, va sempre osservata: se occasionalmente provoca fastidi come irritazione o aggressività fuori misura, magari si può provare con la valeriana, che ha effetti simili, ma più blandi. Come sempre, osservare quello che succede è la chiave per mantenere un ambiente sereno e sicuro.
Molte famiglie – specialmente nel Nord Italia – coltivano o comprano un vaso di erba gatta per i loro gatti. Ma servono occhi attenti a cogliere segnali strani o cambiamenti comportamentali significativi. Solo così, si può garantire un rapporto armonico tra il felino e il suo ambiente, basato su quell’equilibrio naturale che vuol durare a lungo.
