Tigna nei gatti: come riconoscere i segnali, prevenire l’infezione e curare la malattia cutanea

Tigna nei gatti: come riconoscere i segnali, prevenire l’infezione e curare la malattia cutanea

Matteo Casini

Dicembre 30, 2025

Nei quartieri cittadini, dove molti gatti girovagano e vivono in casa, la tigna rappresenta una sfida più frequente di quel che si possa immaginare. Non sempre chi convive con loro si accorge subito dell’infezione fungina, anche se i segni non passano inosservati. Colpisce la pelle, il pelo e persino le unghie, nutrendosi principalmente di cheratina, la proteina che costituisce queste parti del corpo. Le zone colpite si manifestano spesso con chiazze tondeggianti, arrossate e pruriginose; però la diagnosi ha bisogno di tempo e osservazione accurata. Non è una malattia limitata ai gatti giovani o randagi: può capitare a qualsiasi gatto, indipendentemente dall’età o dall’ambiente in cui si trova.

Bastano pochi animali insieme perché la tigna si diffonda rapidamente. Non si tratta solo di un problema per i felini, ma anche per le persone – soprattutto quelle con difese immunitarie deboli – il contagio è possibile. In tutte le case con più pet, come cani o altri gatti, la diffusione diventa più concreta. Ecco perché il fungo è un nemico duraturo: le spore rimangono attive a lungo nell’ambiente, sui tessuti e sulle superfici; ci vuole un intervento deciso e tempestivo per fermare il contagio sul nascere.

Come si trasmette e perché colpisce soprattutto i gatti giovani

La tigna passa soprattutto con il contatto diretto, tra animali infetti o con l’ambiente già contaminato da spore. Le spore resistono moltissimo, restano vive per mesi su coperte, cucce o giocattoli. Spesso chi ha diversi animali – o che abita in città – non considera questo rischio abbastanza. Nei mici più giovani, il sistema immunitario non ancora formato tende a lasciarli più esposti: il contagio si fa sentire prima e più spesso.

Tigna nei gatti: come riconoscere i segnali, prevenire l’infezione e curare la malattia cutanea
Tigna nei gatti: come riconoscere i segnali, prevenire l’infezione e curare la malattia cutanea – thedailybulldog.it

I gatti con pelo lungo – fattore non da trascurare – sono più soggetti a contrarre l’infezione: umidità e calore sotto il pelo creano il terreno ideale per il fungo. Anche i mici che stanno praticamente sempre in casa possono prendere la tigna, basta che vengano a contatto con un portatore o con oggetti infetti. Nelle città italiane – a Milano per esempio, o nelle zone più popolate – la rete di scambi tra animali ha contribuito a diffondere la malattia.

I segnali a cui prestare attenzione e come si conferma la diagnosi

Capire al volo se è tigna richiede occhio e pazienza, perché i sintomi si manifestano in modi diversi e qualche volta in forma lieve. La cosa che balza agli occhi sono certe zone rotonde di pelle più spessa, lievemente arrossata, con perdita di pelo, soprattutto in testa, sulle orecchie o sulle zampe anteriori. Talvolta la superficie appare screpolata o con croste sottili – dettagli che fanno pensare all’infezione fungina.

Non basta però guardare: questi segnali si possono confondere con altri problemi della pelle. Serve allora il veterinario, che può esaminare peli o squame al microscopio e anche usare la luce ultravioletta, che fa brillare il fungo. La conferma arriva comunque da un esame di laboratorio – più lento ma decisivo – che individua con certezza le spore.

Un punto spesso ignorato è curare anche l’ambiente in cui il gatto vive, per evitare che le spore si accumulino e causino nuove infezioni. Chi ha a che fare con gatti – e non solo, anche i cani – lo sa: pulizia e igiene non sono un vezzo, ma una vera necessità per tenere sotto controllo il problema.

Come si interviene: dal trattamento all’igiene della casa

Il metodo per combattere la tigna unisce farmaci antimicotici, orali o applicati sulla pelle, con shampoo specifici per liberare pelo e pelle dai funghi. Quando si cura il micio, ridurre gli spostamenti a spazi facilmente pulibili aiuta a contenere il contagio. La bonifica della casa, spesso saltata a pie’ pari, è un passaggio irrinunciabile per evitare ricadute.

Le spore sopravvivono a lungo, anche più di un anno, se non sono rimosse con cura. Sono nascoste in tappeti, tende, lettiere, e oggetti che il gatto usa spesso. Una buona aspirazione quotidiana, accompagnata da detergenti consigliati dal veterinario, aiuta molto. Giochi o spazzole usurati, difficili da disinfettare, vanno sostituiti appena possibile, per ridurre il rischio di nuove contaminazioni.

Se in casa vivono altri animali, farli controllare è una mossa sensata anche se non mostrano nessun segno. Possono infatti nascondere il fungo senza fare danni visibili. E ricordiamo: i farmaci vanno dati solo col via libera del veterinario, mai scambiati tra animali senza un motivo valido – per evitare guai e effetti indesiderati. La cura dura, certo, ma di solito porta a una guarigione completa e a un ritorno alla normalità senza problemi.

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