Home Bullodog essentials Mind the bulldog: Si fa presto a dire… Allevatori. Luana Martinini

Mind the bulldog: Si fa presto a dire… Allevatori. Luana Martinini

0
Quando mi sono avvicinata al mondo del bulldog quasi trenta anni fa, gli allevatori si contavano sulla punta delle dita… forse di una mano sola. Erano pochissimi, formati dall’esperienza più che dallo studio e detenevano i ” segreti” dell’allevamento, che si tramandavano di generazione in generazione.

Per rendere chiara la situazione di quel periodo, bisogna ricordare che non c’era internet e soprattutto non vi
era alcun tipo di cultura riguardante la riproduzione degli animali da ompagnia. Basti pensare che la SIRVAC (società italiana riproduzione veterinaria animali da compagnia) è stata fondata solo nel 1996.

I veterinari non si occupavano di questa branca della medicina veterinaria e di conseguenza gli allevatori non erano adeguatamente supportati da conoscenze scientifiche e tutto aveva le sue fondamenta
nella empiricità.

E’ facile capire come in una razza complicata a
livello riproduttivo come il bulldog , basare tutto solo sulla mera pratica non poteva portare a risultati di spessore.

Pochi allevatori, con risultati modesti, rendevano il panorama commerciale connotato da una domanda nettamente superiore all’offerta; per questo motivo in quegli anni imperversavano gli importatori.

I pochi allevatori avevano sempre molte richieste che difficilmente riuscivano ad evadere. Così in quegli anni, chi allevava aveva estrema facilità a sistemare i propri cuccioli in qualche famiglia appassionata.

In questi quasi tre decenni il panorama cinofilo ha subito un totale stravolgimento. L’avvento di internet ha reso la diffusione di notizie veloce e capillare, la maggior sensibilità verso le problematiche riproduttive ha aumentato il numero dei professionisti medici veterinari specializzati, oltre alla quantità di studi e ricerche   specifiche  effettuate e facilmente reperibili.

Oggigiorno non esiste (spero) un allevatore che non sappia cos’è il progesterone e come si misuri. A questo proposito ricordo sorridendo una mia personale esperienza.

A quei tempi seguiva il mio allevamento un
allor giovane veterinario Milanese, trapiantato a Riccione: il dottor Roberto Marca. Con la mentalità del cittadino e non del provinciale seguiva molti corsi di aggiornamento e molto presto mi insegnò l’utilità del progesterone sia per la valutazione della ovulazione che per la determinazione del giorno ideale per programmare il cesareo.

Correvano gli anni novanta.

Da giovane, entusiasta e generosa allevatrice, scrissi un articolo per il giornalino del CIB, riprendendo gli atti di un congresso scivac, per condividere le mie conoscenze. L’articolo non fu né capito, né apprezzato  ed ancora per molti anni gli allevatori di allora (ma soprattutto i loro veterinari) continuarono a coprire le femmine chi contando i giorni, chi attraverso gli strisci vaginali, chi…

GUARDANDO LA LUNA.

Non sto scherzando! Un veterinario di un allevatore del Lazio ( ancora operante), mi chiamò dopo avere letto il mio articolo ( che ripeto, era solo un sunto degli atti di un congresso) per chiedermi delucidazioni. La telefonata terminò con lui che cercava di convincermi ad utilizzare il suo fenomenale ed infallibile metodo che consisteva nel controllare la luna!!! 😃Questo era il livello medio di preparazione dei veterinari di allora, su argomenti concernenti la riproduzione.

Ora, la disponibilità generale di informazioni scientifiche ha prodotto un duplice effetto: da un lato, chi aveva voglia di formarsi e di studiare lo ha potuto fare anche in termini personali, dall’altra ha incentivato troppe persone non sufficientemente motivate ed appassionate a “provare” ad allevare.

La selezione della nostra razza, però, non richiede solo competenze molto specifiche, ma anche una totale
dedizione ed abnegazione, di cui non tanti sono capaci.

Allevare bulldog significa dimenticarsi il calendario; si lavora anche a Natale, a Capodanno, a Pasqua, a Ferragosto e in tutte le altre feste comandate. Il sabato e la domenica i cani devono essere seguiti come tutti gli altri giorni, anzi la maggior parte delle domeniche si
devono percorrere centinaia o migliaia di chilometri per reggiungere i luoghi dove si svolgono le verifiche zootecniche. Di notte quando ci sono i cuccioli, ci si dimentica il letto.

Ma l’incentivo dell’elevato costo di un cucciolo di bulldog ed il miraggio di un buon guadagno, ha attirato improvvisatori come mosche al miele.

Per questo negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale  del numero delle persone che si cimentano a fare cucciolate o che vorrebbero definirsi allevatori.

Molti di questi, dopo poche fallimentari esperienze (in cui a rimetterci sono quasi sempre solo i cani) se ne sono andati così velocemente come sono arrivati,
altri persistono, in modi quanto meno discutibili.

Di certo questi neofiti saturano il mercato di cuccioli di scarso livello (quando dico scarso livello intendo il fatto che non c’è alcuna forma di selezione : i genitori non hanno partecipato ad uno straccio di verifica morfologica e non hanno neanche l’ombra di un test sanitario di razza, ormai ampiamente conosciuti)

Per lo più questi aspiranti allevatori essendo veramente tanti, si contendono il cliente potenziale facendo a gara su chi abbassa maggiormente il prezzo di vendita.

Questo gioco al ribasso è dovuto essenzialmente al fatto che non c’è domanda per questo genere di
cuccioli e spesso questi rimangono in casa fino a 5/6 mesi e creano grandi disagi, per cui, pur di liberarsene sono disposti quasi a regalarli.

Arrivano, sperimentano, falliscono e se ne vanno. Per uno che  ha capito che allevare non è per tutti e se ne va, ce n’è un altro pronto a  prendere il suo posto. Facebook è pieno zeppo di queste cucciolate più o
meno casalinghe, fatte senza alcun criterio selettivo.

Di contro, per fortuna, in Italia ci sono allevamenti seri e più o meno storici (segno che la selezione è stata perpetrata nel tempo).

Questi si distinguono dagli altri, non tanto per gli anni di presenza sulla scena del bulldog italiano, quanto perchè sono coloro che la domenica, da anni e anni portano con orgoglio il frutto del loro lavoro alle verifiche zootecniche, spendendo tempo e denaro con costanza,
generazione dopo generazione, per avere un riscontro “terzo” ed ufficiale sulla qualità dei loro cani.

Tutti sono capaci a dire che hanno i cani più belli del mondo; peccato che, affinchè questa affermazione sia vera, questo lo debba certificare un esperto giudice in un contesto  almeno “internazionale”.

Ho imparato da anni, e lo dico senza timore di smentita, che tra gli allevatori coloro  che  disertano  le esposizioni non hanno cani di qualità e attribuiscono la colpa della loro assenza alla mancata moralità dell’ambiente e la millantata corruzione della cinofilia.

Queste persone, se hanno la fortuna di allevare un cane di qualità, sono le stesse che vediamo in esposizione OVUNQUE.

Gli allevamenti seri  sono quelli che storicamente testano i loro cani da sempre;  sono quelli che fanno della selezione sanitaria un obiettivo prioritario. Non si fermano ai test di venti anni fa, ma seguono il
progresso scientifico e si aggiorano aumentando gli screening in funzione delle nuove scoperte scientifiche o in funzione di ciò che l’ente che li rappresenta  ( ENCI o CIB) chiede.

C’è chi esegue alcuni test, chi di più, chi tutti. Ma chi fa selezione non può prescindere nè dalla valutazione morfologica, nè da quella sanitaria.

Luana Martinini
DC

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here