E così è arrivato anche il momento di archiviare questo tanto atteso campionato del mondo di Amsterdam 2018.
Prima di farlo, alcune considerazioni personali come sempre.
Gare di questo livello sono estremamente impegnative sotto molteplici profili:
- dal punto di vista della stanchezza fisica : percorrere 1500 km in un giorno, partecipare ad un campionato mondiale, riprendere l’auto per rientrare e rifare altri 1500 km é massacrante per chiunque ma, credo, ancor di più per chi, come me, ha già fatto questa esperienza diverse volte e quindi non è neppure aiutato dal rilascio delle spettacolari endorfine e della magica adrenalina che accompagnano l’eccitazione della novità.
- dal punto di vista economico : per fare i conti della serva, una trasferta come questa costa quasi duemila euro! ( 500 euro solo di benzina, 500 per le camere di albergo, 200 tra costi di autostrada e vignetta svizzera, 300 di iscrizione cani e parcheggio in expo, 200 per mangiare fuori, più qualche extra… ed i conti son presto fatti! Se poi mi arriva, come quasi sempre, una multa per avere superato i limiti di velocità superiamo il budget previsto 😁
- dal punto di vista emozionale: per uno che gioisce e vince ci sono gli altri millemila che rosicano.
Questa è la dura legge delle competizioni ; si sa, lo si accetta, ma quando si perde, soprattutto se si sperava di vincere, si rimane delusi. E’ inevitabile e l’insoddisfazione dura in proporzione alla ” scottata” presa.
Il livello generale dei cani ad un campionato del mondo è altissimo , proprio perché si superano queste difficoltà e si partecipa ai mondiali solo se si hanno da presentare cani veramente di punta.
E poi, in fondo, agli italiani piace molto praticare un altro genere di sport: rimanere a casa e criticare coloro che invece partecipano. In questo, specialmente alcuni, meriterebbero davvero il podio!
La razza bulldog però, a parte la mancanza di italiani, è stata molto ben rappresentata; siamo tra le prime dieci razze con più iscritti alla mondiale, il che fa ben pensare sullo stato di ” salute” della nostra razza nel mondo. Non di meno, quello che invece ci fa esaltare di gioia è che un bulldog inglese abbia vinto il difficilissimo gruppo due e non solo, si è classificato terzo al best in show. Da che ho memoria, questo non era mai successo.
Il bulldog proclamato quest’anno campione del mondo è, dal mio punto di vista, spettacolare. Ha vinto meritatamente ed ha saputo rappresentare in termini di salute e bellezza la razza in modo decisamente appropriato, prima nel gruppo e poi al best in show.
Ora, siamo arrivati a casa sani e salvi, come sempre con qualcosa in più; in queste occasioni infatti ci si confronta tra migliori allevatori del mondo, si paragonano il proprio lavoro e la propria direzione con quella di altri competenti esperti del settore, si condividono esperienze con chi fa il tuo stesso lavoro dall’alta parte del globo.
E’ così che succede quando le azioni sono mosse dalla passione; il fuoco si alimenta, sempre.